Il recente allarme lanciato da Tulsi Gabbard, direttrice dell'intelligence statunitense (CIA, NSA, ecc.), ha scosso profondamente l'opinione pubblica, mettendo in luce una realtà agghiacciante: la possibilità concreta di un "olocausto nucleare". Nel suo video toccante e inquietante, Gabbard ha attaccato con veemenza i "guerrafondai", accusandoli di aver spinto il mondo "più vicino che mai all'orlo dell'annientamento nucleare". Le sue parole, cariche di un'urgenza palpabile, risuonano come un monito severo contro l'irresponsabilità di chi sembra ignorare le conseguenze catastrofiche di un conflitto atomico.
La testimonianza di Gabbard trae forza da una recente visita a Hiroshima, dove ha potuto toccare con mano le cicatrici indelebili lasciate dall'attacco nucleare del 1945. Il video, arricchito da filmati d'archivio che mostrano le vittime di quell'orrore, intervalla la sua narrazione con immagini che non lasciano spazio all'immaginazione. Il contrasto tra la potenza distruttiva delle armi nucleari odierne, infinitamente superiori a quella usata a Hiroshima, e l'apparente indifferenza di alcuni attori politici, è un elemento centrale del suo messaggio. "Una singola arma nucleare oggi potrebbe uccidere milioni di persone in pochi minuti", ha avvertito Gabbard, sottolineando la gravità inaudita della situazione attuale.
La "follia" dei guerrafondai, a cui Gabbard si riferisce, è evidente nel loro atteggiamento di "fomentare incautamente paura e tensioni tra le potenze nucleari". Il riferimento esplicito al "deep state inglese e americano" suggerisce una critica diretta a quelle élite politiche che, a suo dire, si sentono al sicuro nei loro "rifugi nucleari", immuni dalle conseguenze delle loro decisioni. Questo senso di impunità è ciò che rende la loro spinta verso la guerra nucleare ancora più aberrante. Gabbard invoca una mobilitazione popolare, affermando che "sta a noi, il popolo, far sentire la nostra voce e chiedere la fine di questa follia". Un appello accorato a rifiutare la via della guerra nucleare e a impegnarsi per un futuro in cui nessuno debba vivere nella paura di un olocausto.
Le preoccupazioni di Gabbard non sono isolate e trovano eco anche in figure politiche di spicco. Alexa Henning, vice capo di stato maggiore di Gabbard, ha rivelato che il presidente Donald Trump condivide la stessa preoccupazione per la guerra nucleare. Trump, come sottolineato da Henning, ha riconosciuto in passato l'incommensurabile sofferenza che può derivare da un conflitto atomico, e ha sempre ribadito la necessità di lavorare per la pace. Questa convergenza di vedute tra Gabbard e Trump, sebbene con percorsi politici diversi, rafforza il messaggio di allarme e sottolinea la serietà della minaccia.
La storia di Tulsi Gabbard, ex deputata democratica e militare in congedo, è costellata di critiche ai "falchi della guerra" e di avvertimenti sul rischio di un conflitto nucleare. Dalla sua campagna presidenziale del 2019, in cui avvertiva che il mondo era "sull'orlo di una guerra nucleare", al suo impegno per il rafforzamento dei trattati nucleari, Gabbard ha sempre dimostrato una coerenza ferrea nella sua opposizione alla guerra. La sua recente affermazione su X, in cui accusa Zelensky, Biden, la NATO e i neoconservatori di condurre l'umanità verso la "Terza Guerra Mondiale" e l'"annientamento nucleare", è una chiara testimonianza della sua incessante battaglia contro l'irresponsabilità di chi gioca con il fuoco atomico. La follia dei guerrafondai, come sottolineato da Gabbard, è una minaccia reale e incombente che l'umanità non può permettersi di ignorare.

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