da un articolo di Kulturjam
Nelle ultime 24 ore, la Striscia di Gaza ha vissuto un nuovo picco di violenza. I bombardamenti israeliani, concentrati soprattutto su Khan Younis, Gaza City e Jabaliya, hanno provocato la morte di almeno 95 palestinesi. Tra le vittime si contano donne e bambini, uccisi anche all’interno di una scuola-rifugio colpita da un raid notturno. La comunità internazionale, salvo rare eccezioni, resta muta o impotente.
Gaza, un inferno senza tregua: 95 morti in 24 ore
Tra gli episodi più gravi, l’esecuzione sommaria di 15 paramedici palestinesi da parte dell’esercito israeliano. Secondo le testimonianze raccolte dalla Mezzaluna Rossa e rilanciate da The Guardian e il Manifesto, i soccorritori sono stati colpiti a distanza ravvicinata e i loro corpi, con quelli delle ambulanze, nascosti sotto terra.
Solo due superstiti: uno di loro, al-Nasasra, è stato imprigionato per 37 giorni, sottoposto a torture fisiche, deprivazione alimentare e isolamento forzato. “Lo hanno portato in una cella insonorizzata con musica altissima, la chiamano ‘disco-room’, ti spezza la mente”, ha raccontato la Mezzaluna Rossa.
Nel frattempo, prosegue la crisi umanitaria. Con i valichi chiusi e le organizzazioni internazionali bloccate, la popolazione civile è allo stremo. La Gaza Humanitarian Foundation (GHF), ente statunitense-israeliano incaricato da Israele di distribuire aiuti, ha sospeso le sue operazioni dopo giorni di caos e uccisioni durante la distribuzione del cibo.
Il suo ex direttore, un veterano dei Marines, si è dimesso denunciando la mancanza di neutralità e trasparenza. Al suo posto, il reverendo Johnnie Moore, figura vicina all’amministrazione Trump e alla destra evangelica americana, noto per aver sostenuto lo spostamento dell’ambasciata Usa a Gerusalemme.
USA mettono veto a risoluzione ONU per il cessate il fuoco
Sul fronte diplomatico, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha discusso una bozza di risoluzione per un cessate il fuoco immediato e incondizionato e la ripresa degli aiuti umanitari. Tuttavia, come ampiamente previsto, gli Stati Uniti hanno annunciato il veto, riaffermando il loro sostegno incondizionato a Israele. Una decisione che, ancora una volta, rende inapplicabili le richieste dell’ONU e aggrava il senso di impunità che circonda l’offensiva israeliana.
A Marsiglia, intanto, arriva la notizia di un nuovo carico di armi destinato all’esercito israeliano. La nave Contship Era avrebbe dovuto imbarcare 14 tonnellate di pezzi di ricambio per mitragliatrici fabbricati dalla francese Eurolinks, destinati alla Israel Military Industries. Grazie alla mobilitazione dei portuali francesi, l’imbarco è stato bloccato.
Si tratta del terzo carico militare diretto in Israele da inizio 2025. Documenti investigativi rivelano che questi materiali sono stati usati anche nei bombardamenti che hanno colpito civili in cerca di aiuti, come nel tristemente noto “massacro della farina” del 29 febbraio.
La situazione resta tragica, e ogni tentativo di documentazione, come quello della Freedom Flotilla, viene sorvegliato da droni israeliani. Mentre Gaza affonda in un’agonia senza fine, il blocco degli aiuti, l’impunità dei crimini e le complicità internazionali rendono sempre più lontana ogni ipotesi di giustizia e pace.

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