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No ai tre quesiti contro il Jobs act di Renzi: la linea ribelle dei riformisti Pd

2025-05-07 07:13

Redazionale

politica interna,

No ai tre quesiti contro il Jobs act di Renzi: la linea ribelle dei riformisti Pd

La corrente Energia popolare, (PD) che fa capo a Stefano Bonaccini, è di votare NO alla cancellazione del jobs act di Renzi.

Redazionale:

 

Dopo che Energia popolare, la corrente che fa capo a Bonaccini, si è orientata per il No ai 3 quesiti contro il Jobs Act di Renzi, la segretaria del PD cerca di mettere una pezza. "Non verranno chieste abiure a nessuno... Ognuno si esprimerà liberamente. Non c'è una posizione coordinata". Il Pd si conferma un partito di centrodestra, che nulla ha a che fare con i lavoratori e i soggetti socialmente deboli.

L'orientamento della corrente Energia popolare, che fa capo a Stefano Bonaccini, è di non votare per cancellare le norme introdotte dal governo dell'attuale leader di Italia viva

Sì al quesito per dimezzare gli anni di residenza in Italia necessari per chiedere la cittadinanza, sì anche a quello sulla responsabilità del committente per gli infortuni sul lavoro. No, invece, ai tre che mirano a cancellare le norme su licenziamenti e contratti a termine introdotte dal Jobs act del governo Renzi. Questo è l’orientamento prevalente in vista dei referendum di giugno tra i riformisti del Pd della corrente Energia popolare, che fa capo all’eurodeputato Stefano Bonaccini, sfidante sconfitto di Elly Schlein alla segreteria. Dicono ufficialmente di voler puntare a far fallire il quorum con l’astensione, e questo secondo loro sarebbe una posizione diversa  dal centrodestra: “Macché boicottaggio, non scherziamo. Andremo a votare“. Che rompe il peso della posizione ufficiale del partito per i cinque sì: “Anche la segretaria ha riconosciuto una certa libertà di scelta, dicendo che non verranno chieste abiure a nessuno”. In ogni caso, viene sottolineato, “ognuno si esprimerà liberamente, non c’è una posizione coordinata”.

Tra i riformisti dem c’è anche chi esprime lo stesso concetto in chiaro: “Io non ho nessun imbarazzo“, premette a Ping pong, su Radio 1, l’ex ministra Paola De Micheli. “Ovviamente andrò a votare, non voterò per l’abrogazione del Jobs act, anche perché il Jobs act in parte è stato ridimensionato dalla Corte Costituzionale. E anche perché sono convinta che questa sia una discussione che guarda il passato, mentre vorrei occuparmi del futuro“. Anche un civico di area Pd come il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi annuncia l’astensione sui quesiti sul lavoro: “Preferisco una riforma importante che guardi alle nuove forme di lavoro e alle nuove esigenze che soprattutto dal mondo giovanile ci vengono”. E ovviamente sulla stessa linea c’è il padre del Jobs act, l’ex premier Matteo Renzi: “Se qualcuno vuole l’abiura ha sbagliato persona. Io voterò NO al referendum sul Jobs act. E non cambio idea su nulla, anzi sono orgoglioso delle mie battaglie”. Un partito , il PD incapace di prendere una posizione netta, un partito che è una cozzaglia di mancati protagonisti del centrodestra, che trovano nelle ambiguità e nell'incapacità di stare dalla parte di chi lavora, il loro momento di gloria. Ma cos'altro devono fare per far capire alla gente che questi, sono dei borghesucci al servizio del padrone? 

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