Riprendiamo e sviluppiamo un post su FB di G. Salamone.
I recenti dati sulle spese militari globali diffusi dal SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute) impongono una riflessione lucida e necessaria, capace di smascherare la narrazione mainstream che invoca un immediato e massiccio riarmo. I numeri, nella loro oggettività, raccontano una realtà ben diversa e sollevano interrogativi cruciali.
Gli Stati Uniti si confermano leader incontrastati della spesa militare, con quasi mille miliardi di dollari nel 2024, rappresentando il 37% del totale mondiale. La NATO nel suo complesso, cuore pulsante dell'alleanza occidentale, assorbe il 55% della spesa globale, toccando i 1506 miliardi di dollari. Confrontando queste cifre con quelle di Cina (314 miliardi) e Russia (149 miliardi), emerge un divario impressionante: la spesa della NATO supera di oltre tre volte la somma di quella dei due Paesi spesso additati come le principali minacce.
Ancora più eclatante è il dato relativo agli ultimi dieci anni: i Paesi europei membri della NATO hanno speso complessivamente 1800 miliardi di euro in più rispetto alla Russia. Questa cifra, sbalorditiva nella sua entità, rende difficile sostenere l'urgenza di un riarmo dettato da una presunta inferiorità capacitiva nei confronti di Mosca.
Di fronte a questi numeri, sorgono spontanee due considerazioni. La prima: questa enorme mole di denaro è stata spesa in modo inefficiente, non garantendo un vantaggio strategico proporzionato? La seconda, ben più cinica ma realisticamente fondata: questa spesa colossale è stata forse orientata più a beneficio dell'industria bellica e dei fondi finanziari che detengono quote significative nel settore, piuttosto che a un'effettiva esigenza di sicurezza collettiva?
Eppure, nonostante questo scenario dipinto chiaramente dai dati del SIPRI, assistiamo a un coro quasi unanime che chiede un ulteriore aumento delle spese militari a livello europeo, con cifre che ballano intorno agli 800 miliardi di euro per il riarmo. Questa richiesta, alla luce dei numeri, appare non solo ingiustificata ma suona come un'enorme presa in giro. I dati non mentono: la spesa militare occidentale, e in particolare quella della NATO, è già a livelli stratosferici, incomparabilmente superiori a quelli dei competitor globali.
È tempo di smettere di alimentare la retorica della paura e del riarmo indiscriminato e iniziare a chiedere conto delle ingenti somme spese per fondi destinati alla difesa, è ora di rovesciare il tavolo queste spese devono andare in spesa sociale . I numeri del SIPRI ci offrono un punto di partenza inequivocabile per un dibattito serio e basato sui fatti, lontano dalle sirene della guerra e più vicino alle reali esigenze di sicurezza sociale e prosperità dei cittadini..

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