Marco Nesci
Dal 12 maggio, in Liguria, prenotare e pagare il ticket sanitario in farmacia costa di più ai cittadini. 2 €. Due euro che non vanno alla farmacia per il servizio di prenotazione , ma per il servizio di riscossione del ticket stesso. Una decisione semplicemente schifosa, l'ennesimo schiaffo a chi già fatica a curarsi, partorita da una giunta regionale, quella del Presidente Bucci e dell'Assessore Nicolò, che dimostra ancora una volta la sua totale mancanza di visione e progetto, ma soprattutto di sensibilità sociale.
Non sanno come tagliare i veri sprechi della sanità, non hanno il coraggio politico di abolire balzelli ignobili come i ticket sanitari che sono un ostacolo al diritto alla cura, e allora cosa fanno? Scaricano il barile, ancora e sempre, sui cittadini. Questa volta, trasformando le farmacie in esattori per conto della Regione.
Le farmacie lo dicono chiaramente: prima questo servizio di "cassa" veniva rimborsato dalle ASL, circa due euro a ticket (più IVA). Adesso? Adesso quei due euro li dobbiamo chiedere noi al cittadino. Non cambia nulla per le farmacie, se non il dover fare questo "lavoro sporco", questa riscossione forzata che è palesemente una mera questione economica. La sanità ligure affonda nei debiti, le ASL annaspano, e invece di affrontare le cause profonde, si inventano questa gabella per recuperare qualche spicciolo, mascherandola, come fa l'Assessore Nicolò, da "contributo per l'utilizzo di un servizio comodo". Comodo? Comodo è non dover pagare per esercitare un proprio diritto!
È l'immagine plastica di un sistema che si regge su toppe e piccoli prelievi forzosi, mentre mancano i miliardi necessari per una sanità pubblica dignitosa, per liste d'attesa umane, per personale adeguato. Ma d'altronde, questi signori sono sempre pronti ad applaudire il riarmo, a stanziare fondi immensi per l'industria della morte, per spese militari sempre crescenti. Per le armi i quattrini ci sono sempre, a palate. Per la salute, per i servizi sociali essenziali, per garantire che nessuno rinunci a una visita o a un esame perché non ha i soldi, allora no. Allora i quattrini non si trovano, e si massacrano i cittadini con altre porcate come questa.
Questa decisione non è solo un balzello, è un sintomo gravissimo di una politica fallimentare che non sa più dove prendere i soldi e li cerca nelle tasche dei più fragili, trasformando le farmacie da presidi sanitari di prossimità a sportelli di riscossione per una Regione in affanno. L'opposizione in regione dorme, incapace di ostacolare per davvero una gestione miope e crudele della cosa pubblica. La sanità è un diritto, non un lusso a pagamento.

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