Marco Nesci
Ancora una volta, la realtà delle fabbriche svela la nuda verità dietro gli annunci altisonanti: il governo dimostra, con desolante coerenza, la sua totale incapacità non solo di formulare, ma soprattutto di imporre un piano industriale credibile per un settore strategico come l'automotive. Mentre a Palazzo Chigi si presentano "piani Italia" in "pompa magna", la risposta dal territorio è impietosa: centinaia di lavoratori di Stellantis, da Pratola Serra a Pomigliano, passando per Termoli e Melfi, apprendono di nuove "uscite incentivate" – l'ennesimo eufemismo per indicare un progressivo smantellamento della forza lavoro.
Questo non è un piano industriale; è la cronaca di un declino assistito, una presa in giro di chi ha vissuto decenni tra ammortizzatori sociali e sussidi statali spesso mascherati, senza mai vedere la luce di una strategia di lungo termine. Il cosiddetto "Piano Italia", sbandierato solo pochi mesi fa, si conferma per quello che è: una vuota collezione di enunciazioni, priva di investimenti reali, senza nuovi modelli concreti all'orizzonte capaci di garantire la saturazione degli stabilimenti.
La realtà è un costante incremento della cassa integrazione, uno "svuotamento" delle fabbriche che dal 2015 ha già visto sparire oltre 16.000 posti di lavoro. Le promesse sulla gigafactory di Termoli restano nel limbo dell'incertezza, mentre i lavoratori subiscono le pesanti conseguenze economiche e prospettiche di anni di precarietà. Proporre "uscite volontarie" senza un ricambio generazionale e, soprattutto, senza un vero piano che preveda modelli mass market è l'ennesimo schiaffo a chi chiede solo di poter lavorare e avere un futuro.
Siamo di fronte a un'emergenza nazionale che il governo ignora, rischiando di polverizzare un intero settore industriale e con esso migliaia di posti di lavoro diretti e nell'indotto. È tempo di smetterla con gli annunci e affrontare la realtà con urgenza, convocando un tavolo serio. Ma la cronica incapacità di questo governo nel passare dalle parole ai fatti lascia poco spazio all'ottimismo. L'Italia continua a perdere pezzi della sua industria, mentre chi dovrebbe difenderla sembra più interessato alla propaganda che a un'azione efficace.

Sostienici con una semplice iscrizione annuale a 15€. Clicca su questo link e procedi ad iscriverti, Grazie: https://www.paypal.com/ncp/payment/PMJB8NE3334JS