Marco Nesci
Invocare la democrazia sembra diventato, in Italia, un esercizio sempre più vuoto e retorico. Al di là delle celebrazioni formali, i meccanismi elettorali e la complicità, spesso evidente, di una stampa allineata al potere dominante ne svelano quotidianamente la più totale negazione. È giunto il momento di ammettere che ciò che ci viene presentato come un sistema democratico è, nei fatti, una rigida e predefinita gabbia. Per questo, bisognerebbe con urgenza chiedere l'intervento di osservatori internazionali per vigilare sul nostro sistema elettorale.
La democrazia non esiste realmente; viene solo richiamata, invocata, tirata per la giacca quando fa comodo, ma i sistemi elettorali che ci governano e la complicità di una stampa che pare intruppata in un regime ne sono la più lampante smentita.
Prendiamo ad esempio le imminenti elezioni per il sindaco di Genova, previste per il 25-26 maggio prossimo. La decisione di fondo sembra già presa: la "lotta" deve rimanere confinata all'interno dello stesso sistema di potere. Si crea così, artificialmente, un bipolarismo perfetto, inducendo, anzi, quasi costringendo la gente a votare esclusivamente all'interno di quel sistema bipolare prestabilito. Si decide prima che la partita sia un affare esclusivo tra il centrodestra e il centrosinistra, due poli che, a ben vedere, mostrano similitudini sconcertanti su tante questioni, soprattutto quelle che contano davvero sul piano economico e affaristico.
Tutto ruota intorno a queste due figure candidate a sindaco, figure che, a mio avviso, potrebbero quasi interscambiarsi tanto è difficile trovarne le differenze sostanziali sui temi cruciali. Il sistema fa il resto: indirizza le coscienze e le menti dei cittadini dentro questa rigida scelta obbligata. Tutti gli altri candidati, le liste che propongono visioni alternative, servono unicamente di contorno, a far sembrare che le elezioni siano plurali e democratiche, ma nella realtà sono emarginati ed esclusi dalla corsa fin dalla partenza.
Giornali, media televisivi e ogni altro spiraglio di informazione libera e democratica vengono monopolizzati e dedicati quasi esclusivamente alla lotta tutta interna a questo sistema di potere bipolare. Il cittadino viene così indotto e manipolato verso un voto bipolare, non guidato da una scelta genuina su cosa sia meglio per lui e le sue idee per la città, ma intrappolato in una logica soffocante del "meno peggio" che, alla fine dei conti, garantisce sempre gli affari del sistema dominante.
Qualcuno obietterà, giustamente, che ci sono anche altri candidati. Ad esempio, qui a Genova, c'è la lista alternativa di sinistra con la candidata sindaca Antonella Marras. Ma la competizione sulle idee di città non può esistere in assenza di mezzi economici adeguati e, soprattutto, quando la stampa ti ignora sistematicamente, dando tutto lo spazio mediatico al presunto duello bipolare. Davvero, in queste condizioni, si può parlare di competizione democratica? I cittadini vengono bombardati solo ed esclusivamente sulle differenze minimali, su questioni secondarie, tra i due duellanti dei poli principali, ma nessuno o quasi sa cosa propongono gli altri candidati sui temi principali di sviluppo politico, economico e sociale della città.
C'è una vera e propria costrizione a stare dentro i binari di questo sistema di potere che, ai miei occhi, appare sempre più corrotto nelle sue dinamiche. E se provi a uscirne, a proporre un'alternativa radicale e necessaria come propone la Marras, vieni di fatto escluso dal contesto che conta. Si fa in modo di marginalizzarti, di renderti inefficace, inascoltato. "La libertà è partecipazione," diceva Gaber. Ebbene, ciò che abbiamo oggi è il suo esatto contrario: è la negazione della partecipazione autentica e significativa.
Io mi ribello a questo sistema e, per questo, voterò la Lista Alternativa di Sinistra e Antonella Marras. È la mia scelta, un atto di coerenza e di ribellione contro una logica che soffoca ogni vero tentativo di cambiamento. So che molti, pensando che l'impresa di "cacciarli" sia impossibile, si rassegneranno al non voto, alimentando involontariamente lo stesso sistema che criticano. A loro posso solo dire: proviamoci. La realtà è che saremmo la maggioranza se si decidesse davvero di partecipare al voto e di scegliere le alternative che propongono una rottura con il sistema, per "buttarli giù dalla torre."
Sono tuttavia pienamente cosciente che i media che considero "di regime" ignoreranno questo appello, impegnati come sono a perpetuare la narrazione del duopolio indispensabile. Ma il dovere civico e la speranza in una democrazia reale e non solo di facciata ci impongono di non tacere e di agire, anche con un singolo voto, per smascherare questa finta rappresentazione e rivendicare il diritto a una scelta autentica.

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