Marco Nesci
Quando un solo civile perde la vita a causa della guerra, essa rivela la sua natura più abietta e disumana. Per chi, come me, ripudia ogni forma di conflitto armato, la condanna è totale, senza appello. La guerra è un fallimento dell'umanità, una spirale di violenza e distruzione che non porta a nulla di buono.
Eppure, in Europa, e in particolare in Italia, sembra che la verità su questa mostruosità venga sistematicamente occultata. Politici e gran parte dei giornalisti sembrano impegnati non a cercare la fine del conflitto, ma a perpetuarlo. Per raggiungere questo scopo, raccontano solo una parte della storia, minimizzando le sofferenze di intere popolazioni e ignorando segnali di dissenso interno, oramai significativi in Ucraina.
Prendiamo il caso di Sumy, ma potremmo citare anche Vinnytsia, Poltava, Dnipro e Zhytomyr. La deputata ucraina Mariana Bezuhla, eletta nello stesso partito del presidente Zelensky e membro della delegazione permanente presso l'Assemblea parlamentare della NATO, ha denunciato pubblicamente come i vertici militari fossero a conoscenza del pericolo di un attacco missilistico durante un evento militare nel centro della città, in mezzo alla popolazione civile. Nonostante l'allarme, l'evento non fu annullato, con tragiche conseguenze per i civili ignari. Ha denunciato non solo l'inopportunità di tale evento, ma il fatto che quella strage fosse quasi ricercata come in altre occasioni.
Queste rivelazioni, che provengono da una fonte tutt'altro che filorussa, gettano una luce inquietante sulla gestione del conflitto e sulle sue ripercussioni sulla popolazione. Ma di tutto questo, in Italia, non c'è quasi traccia. Al mainstream mediatico interessa solo mostrare la “cattiveria russa” per giustificare la continuazione della guerra e il sostegno al regime corrotto di Zelensky. Così come non si parla della denuncia russa all'ONU sui presunti massacri di civili russi nel territorio di Kursk, avete mai sentito qualcuno parlare di questo?
Ancora una volta, dobbiamo constatare come, oltre ai mille problemi sociali ed economici, nel nostro paese esista un grave problema democratico legato alla libertà di informazione. Mentre ci vengono presentate narrazioni parziali e incomplete, e volutamente distorte, si levano voci che denunciano una realtà ben più complessa e dolorosa.
È facile puntare il dito contro la mancanza di libertà di stampa in Russia, Cina o Corea del Nord. Ma forse, prima di fare i moralizzatori, dovremmo guardare in casa nostra e interrogarci su quanto la nostra informazione sia realmente libera e completa, soprattutto quando si tratta di conflitti che ci toccano così da vicino, e quando il metro di giudizio non è il no alla guerra ma il tifo amico/nemico. La verità, in tutta la sua scomoda interezza, è il primo passo per costruire una pace duratura. Il silenzio e l'omissione, invece, non fanno altro che alimentare la mostruosità della guerra.

Sostienici con una semplice iscrizione annuale a 15€. Clicca su questo link e procedi ad iscriverti, Grazie: https://www.paypal.com/ncp/payment/PMJB8NE3334JS