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ISEE, la nuova "furbata" del governo: Titoli di Stato fuori dal calcolo, a farne le spese i più deboli

2025-04-03 05:00

Redazionale

politica interna,

ISEE, la nuova "furbata" del governo: Titoli di Stato fuori dal calcolo, a farne le spese i più deboli

L'ISEE, strumento fondamentale per l'accesso a numerose prestazioni sociali agevolate e servizi pubblici a costi ridotti

Redazionale

L'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) ha annunciato una novità che farà discutere e, con ogni probabilità, creerà non poche polemiche. A partire da domani, 3 aprile, sarà possibile escludere dal calcolo dell'Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) fino a 50.000 euro di titoli di Stato, buoni fruttiferi postali (inclusi quelli trasferiti allo Stato) e libretti di risparmio postale per ogni nucleo familiare.

L'ISEE, strumento fondamentale per l'accesso a numerose prestazioni sociali agevolate e servizi pubblici a costi ridotti, come asili nido, mense scolastiche, bonus energia e sussidi vari, mira a fotografare la reale situazione economica delle famiglie. L'introduzione di questa nuova norma rischia però di distorcere questa fotografia, favorendo chi possiede una certa quantità di risparmi investiti in strumenti finanziari garantiti dallo Stato.

La logica che sottende questa modifica appare quantomeno discutibile. Se l'obiettivo dell'ISEE è quello di supportare le famiglie più bisognose, escludere dal calcolo somme considerevoli detenute in titoli di Stato e buoni postali apre le porte a una potenziale disparità. Famiglie con un patrimonio finanziario significativo, fino a 50.000 euro, potranno vedersi abbassare artificialmente il proprio ISEE, accedendo così a servizi e benefici destinati, in teoria, a chi versa in condizioni economiche meno favorevoli.

E' certo che questa misura vada a scapito proprio delle fasce più deboli della popolazione. Molti servizi e agevolazioni hanno fondi limitati, e l'allargamento della platea di potenziali beneficiari, dovuto all'abbassamento "artificiale" dell'ISEE per alcune famiglie, potrebbe portare a un rapido esaurimento delle risorse. In questo scenario, coloro che realmente non possiedono alcun tipo di risparmio e che più necessiterebbero di tali aiuti, rischiano di rimanere esclusi.

È politicamente sconcertante l'idea di aver introdotto  una tale decisione. Sembra evidente che una famiglia che detiene 49.000 euro in titoli di Stato abbia una capacità economica ben diversa da chi non possiede nulla. Permettere a questa prima categoria di competere ad armi pari per l'accesso a servizi sociali con chi versa in effettiva indigenza appare una distorsione del sistema e una potenziale ingiustizia. Ancora una volta, si ha l'impressione che le politiche sociali vengano piegate a logiche volte a punire chi è più povero, penalizzando alla fine chi avrebbe maggiormente bisogno di un sostegno concreto.

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