Pasquino, la voce del popolo
Leonardo ha chiuso il 2024 con risultati finanziari che definire eccezionali è quasi riduttivo: un utile netto di 1,159 miliardi di euro, un incremento del 63% rispetto all'anno precedente. Ordini, ricavi, Ebita, tutti in crescita a doppia cifra. La società aerospaziale e della difesa italiana gongola, e a ragione, di fronte a numeri così brillanti, proiettandosi con ottimismo verso un 2025 che si preannuncia altrettanto prospero. Il titolo in borsa festeggia, gli azionisti esultano. Eppure, in questo tripudio di cifre positive, sorge spontanea, anzi doverosa, una domanda scomoda, un interrogativo che scava sotto la superficie patinata dei comunicati stampa e dei grafici in ascesa: a quale prezzo sono stati ottenuti questi guadagni stratosferici?
La risposta, per chi non vuole chiudere gli occhi di fronte alla realtà, è tanto semplice quanto tragica: questi utili, in larga parte, sono figli della guerra, del conflitto, della morte. Leonardo è un gigante dell'industria bellica, produce armamenti che vengono utilizzati in teatri di crisi in tutto il mondo. E mentre l'azienda incassa miliardi, persone muoiono, intere popolazioni vengono dilaniate dalla violenza. Un legame diretto, innegabile, che la retorica aziendale e i comunicati stampa ben si guardano dal menzionare.
Ma la critica non può e non deve rimanere generica. È necessario puntare il dito, fare nomi e cognomi, e soprattutto, quantificare l'orrore che si cela dietro questi bilanci in attivo. Parliamo di Gaza, parliamo dei bambini di Gaza. Quanti di loro sono morti sotto le bombe, sotto i missili, sotto i colpi d'artiglieria? Difficile, se non impossibile, fornire un numero preciso. Ma una cosa è certa: Leonardo fornisce armi a Israele, armi che vengono impiegate nella Striscia di Gaza, armi che uccidono, mutilano, distruggono vite innocenti, vite di bambini.
Quei 1,159 miliardi di utile netto, in fondo, sono macchiati del sangue di migliaia di vittime innocenti, tra cui un numero imprecisato, ma certamente elevato, di bambini. Bambini che sognavano, giocavano, andavano a scuola, esattamente come i nostri, ma che sono stati falciati dalla violenza, spesso generata proprio da quelle armi che Leonardo produce e vende con tanta solerzia.
La domanda cruciale, quindi, non è se Leonardo abbia chiuso il 2024 con un utile record, ma se sia moralmente accettabile che un'azienda prosperi sulla morte e sulla sofferenza altrui. La risposta, per chi ha ancora un briciolo di coscienza, non può che essere un sonoro e indignato NO. È tempo di smascherare l'ipocrisia di un sistema che celebra il successo economico senza minimamente interrogarsi sulle conseguenze umane delle proprie azioni. È tempo di ricordare che dietro ogni cifra positiva, dietro ogni bilancio in attivo, ci sono storie di dolore, di distruzione, di vite spezzate. E che, soprattutto quando si parla di industria bellica, il profitto non può e non deve mai essere l'unico metro di giudizio.

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