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Mattarella a Tokio: tra retorica costituzionale, ipocrisia internazionale le diverse valutazioni se amici o ne

2025-03-08 01:02

Marco Nesci

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Mattarella a Tokio: tra retorica costituzionale, ipocrisia internazionale le diverse valutazioni se amici o nemici.

La selettività nella condanna delle violazioni del diritto internazionale è ipocrisia pura altro che “pace giusta"

di Marco Nesci

 

Le recenti dichiarazioni del Presidente Sergio Mattarella da Tokio, pur rivestite di un’aura di saggezza istituzionale, rivelano una sconcertante distanza dalla realtà fattuale e, in alcuni passaggi, stridono apertamente con i principi cardine della Costituzione italiana, di cui il Presidente dovrebbe essere il garante supremo. Ancora una volta, assistiamo a un esercizio di equilibrismo verbale che, nel tentativo di non scontentare nessuno, finisce per tradire la complessità e la gravità del momento storico che stiamo vivendo.

Il richiamo alla “pace giusta” e alla necessità di “garanzie di sicurezza per l’Ucraina” risuona stonato se confrontato con il silenzio assordante che il Quirinale ha mantenuto negli anni su ben altre prepotenze e violazioni del diritto internazionale. Dove erano le parole di condanna per le aggressioni NATO in Afghanistan, Iraq e Libia, che hanno destabilizzato intere regioni e prodotto milioni di profughi? Dov’è la ferma presa di posizione contro i crimini di guerra perpetrati da Israele in Palestina, sotto gli occhi inerti della comunità internazionale? Questa selettività nella condanna delle violazioni del diritto internazionale getta un’ombra sinistra sull’effettiva volontà di Mattarella di perseguire una “pace giusta” e non, piuttosto, una pace comoda, funzionale agli interessi geopolitici di parte amica. 

Si invoca giustamente la sicurezza dell’Ucraina, ma si ignora sistematicamente la prospettiva russa, le cui ragioni di sicurezza, legate all’espansione della NATO ai suoi confini, vengono liquidate come mere pretese imperialistiche. È una narrazione semplicistica e pericolosa, che omette di considerare le dinamiche complesse che hanno condotto all’attuale conflitto. La Russia non è un aggressore immotivato, ma un attore statale che reagisce a dinamiche geopolitiche percepite come esistenzialmente minacciose. Ignorare questa dimensione significa precludersi la possibilità di comprendere le radici profonde del conflitto e, di conseguenza, di costruire una pace duratura.

Ancor più stridente appare il richiamo al diritto internazionale da parte di un Presidente che, da Ministro della Difesa e Vicepresidente del Consiglio, avallò nel 1999 i bombardamenti italiani sulla Serbia, condotti dalla NATO senza alcun mandato ONU. Questa palese contraddizione mina la credibilità stessa del ruolo di garante della Costituzione che Mattarella dovrebbe incarnare. Come può invocare il rispetto delle regole internazionali chi, in passato, le ha apertamente violate?

Affermare poi che “da tre anni l’Italia chiede che ci si sieda a un tavolo per negoziare la pace” è una vera e propria falsificazione della realtà. La storia recente ci racconta di un’Italia costantemente schierata sul fronte della guerra, pronta a votare risoluzioni guerrafondaie, addirittura di smembramento della integrità statale russa e ad inviare armi all’Ucraina, alimentando così l’escalation del conflitto. Questa narrazione revisionista non solo è inaccettabile, ma offende l’intelligenza dei cittadini e tradisce il dettato costituzionale che ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali.

Infine, l’avallo al piano di riarmo europeo rappresenta una vera e propria pugnalata al cuore dell’articolo 11 della nostra Costituzione. In un contesto internazionale già incandescente, caratterizzato da una crescente polarizzazione e da una rinnovata corsa agli armamenti, promuovere un piano di riarmo europeo significa gettare benzina sul fuoco, allontanando sempre più la prospettiva di una pace negoziata e trasformando l’Europa in un attore bellico sempre più aggressivo. Considerato il contesto politico attuale, segnato da una profonda ostilità verso la Russia, questo piano di riarmo appare come un atto preminentemente ostile, che rischia di compromettere definitivamente le già fragili relazioni tra l’Europa e Mosca.

Le parole di Mattarella sulla “pace basata sulla prepotenza” che “non durerebbe a lungo” suonano come un’ammissione involontaria delle contraddizioni e delle ipocrisie che permeano la politica estera italiana e occidentale. Finché si continuerà a invocare la pace e il diritto internazionale con la retorica, ma si agirà concretamente alimentando conflitti e sostenendo politiche di potenza, la “pace giusta” resterà un miraggio lontano, e il ruolo dell’Italia, invece di essere quello di costruttore di ponti e mediatore, sarà quello di un docile esecutore di agende altrui, sempre più distante dai principi costituzionali e dagli interessi reali del suo popolo.

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