Pubblichiamo un post di:
Osservatorio italiano sul neoliberismo
La manifestazione del 15 marzo, in cui politici e media liberali atlantisti hanno chiamato a raccolta gli “europeisti”, è una gigantesca truffa politica ai danni di tante persone che sono comprensibilmente preoccupate per la situazione politica europea e auspicano la coesione dei popoli europei (un ideale che, se declinato correttamente, è senza dubbio condivisibile).
A parole si tratta di una manifestazione per l’unità e l’autonomia strategica europea rispetto alle altre superpotenze globali, Usa Russia e Cina; nei fatti, si tratta invece di una manifestazione bellica che vuole mobilitare la parte liberale e progressista del nostro Paese a favore del piano di riarmo da 800 miliardi della Von der Leyen, della continuazione della guerra contro la Russia e dell’ulteriore subordinazione a Washington di fronte al disimpegno annunciato da Trump. Dietro alla retorica della necessità di svincolarsi dalla linea politica di Trump, infatti, c’è tutto tranne che una visione di autonomia strategica dell’Europa.
L’autonomia politica strategica, che poi è un altro modo per dire “sovranità” - anche se i due concetti non coincidono, non c’è autonomia strategica senza sovranità e l’autonomia strategica te la puoi permettere solo quando sei politicamente “sovrano” e cioè non soggetto alle decisioni altrui - non deriva automaticamente dalla forza militare ed economica. Certo, senza un esercito, senza risorse naturali e senza capacità produttiva è complicato non essere alla mercé delle decisioni e concessioni altrui, ma la forza economica e militare sono soltanto alcune delle condizioni (per quanto necessarie) dell’autonomia strategica.
Presupposto altrettanto necessario è l’esistenza di alternative reali nella conduzione politica degli affari generali: la possibilità di scegliere tra quale fornitore di materie prime ed energia utilizzare in un dato momento storico e politico, a seconda delle circostanze; l’esistenza di rapporti commerciali con una molteplicità di Stati, in modo tale da non dover sottostare ai ricatti di singoli partner economici; la disponibilità di una rete di relazioni politiche e diplomatiche, nonché di accordi ufficiali, con una molteplicità di Stati, in cui far valere i propri interessi nel rispetto e nella garanzia di quelli altrui. E l’Europa, sia per la sua storia politico-culturale che per la sua posizione geografica “mediana” tra gli Stati Uniti e la Russia (e il resto del mondo “non occidentale”) sarebbe l’area di civiltà prediletta a incarnare un modello di autonomia strategica all’interno di una funzione di mediazione tra superpotenze globali e modelli di civiltà diversi.
Nella visione politica del mondo liberale-atlantista-progressista che ha indetto la manifestazione del 15 marzo, invece, non c’è nulla di tutto questo. Si può riassumere il tutto nelle posizioni politiche di Kaja Kallas, l’Alto rappresentante dell’UE per gli Affari Esteri: russofobia bellicista, votata allo scontro frontale con la Russia, e chiusura dei rapporti commerciali con la Cina. In questa visione dell’Europa del prossimo futuro, la direzione è la guerra aperta contro la Russia e l’erosione dei rapporti economici con la Cina, in fin dei conti una politica di chiusura rispetto ai Brics: alla fine dei giochi, quindi, all’Europa resterebbero, quale unico partner politico ed economico di riferimento, gli Stati Uniti, di cui già attualmente gli Stati europei sono vassalli all’interno della Nato. Al di là degli strepiti contro Trump, la classe politica liberal-atlantista non vuole affatto costruire le condizioni di possibilità reali dell’autonomia strategica europea.
Di quale “autonomia strategica europea” parlano dunque i sostenitori della manifestazione del 15 marzo, se l’Europa chiude alla possibilità di una ricostruzione dei rapporti con la Russia (anzi, si va verso la guerra aperta) e di un rafforzamento delle relazioni con i Brics? Nei fatti, l’Europa rimarrebbe un’area di civiltà sostanzialmente sottomessa agli Stati Uniti, con la differenza peggiorativa che ora ci faremo persino carico delle spese per la difesa militare. Nonostante le prese di posizione contro Trump e le affermazioni di costruzione dell’autonomia europea, il disegno di questa classe dirigente - che è legata mani e piedi a un pezzo rilevante di oligarchia statunitense - rimane la subordinazione politica a Washington, ma con centinaia di miliardi di spese in più per l’esercito (ai danni della spesa sociale degli Stati in sanità, istruzione, trasporto pubblico, investimenti) e un’area economica aperta, grazie al mercato unico dei capitali, ai fondi finanziari statunitensi che non vedono l’ora di arraffare tutto ciò che possono.
Quella che dovrebbe essere una manifestazione per l’unità e l’autonomia strategica europea è quindi, sostanzialmente, una “radiosa giornata di marzo” in cui si vuol creare sostegno popolare diffuso alle politiche di guerra contro la Russia e ad una forma di subordinazione rispetto agli Stati Uniti in cui, ai cittadini europei, viene persino fatto pagare ciò che prima veniva pagato da Washington. Una truffa politica di prim’ordine: è una manifestazione che va boicottata senza pietà.

Siamo una goccia nel mare, ma se tante gocce diventano pioggia…
Sostienici con una semplice iscrizione annuale a 15€. Clicca su questo link e procedi ad iscriverti, Grazie: https://www.paypal.com/ncp/payment/PMJB8NE3334JS