di Marco Nesci
Le parole di Ursula von der Leyen, con la loro agghiacciante enfasi sulla trasformazione dell'Ucraina in un "porcospino d'acciaio", suonano come una campana a morto per l'Europa sociale e solidale. L'annuncio di un piano UE per il riarmo e la militarizzazione accelerata non è solo inquietante, è una vera e propria dichiarazione di fallimento: l'Europa sta barattando la salute e il benessere dei suoi cittadini per una folle corsa agli armamenti.
Il progetto è non solo ambizioso, ma moralmente ripugnante. Non si tratta di "aiutare" Kiev, ma di alimentare una spirale bellicista che inghiottirà l'intero continente. La Commissione Europea, sotto la guida di una Von der Leyen (von der Truppen) sempre più guerrafondaia, si prepara a saccheggiare i bilanci pubblici, dirottando risorse vitali dall'istruzione, dalla sanità, dal sostegno sociale, per alimentare l'ingorda industria bellica. Il vertice di Bruxelles del 6 marzo non è una "discussione", è la ratifica di una capitolazione: l'Europa si consegna mani e piedi alla militarizzazione, rinunciando a ogni parvenza di leadership pacifica.
Questa pioggia di fondi promessa per armi e distruzione è una macchia indelebile sulla coscienza europea. Mentre la povertà dilaga, mentre i servizi sanitari collassano sotto il peso di tagli e privatizzazioni, mentre la disuguaglianza sociale si inasprisce, l'Europa sceglie di gettare miliardi in bombe e cannoni. È un insulto ai cittadini, un tradimento dei valori fondativi dell'Unione, una vergognosa inversione di priorità.
Dobbiamo gridarlo con forza: questa non è l'Europa che vogliamo! Un'Europa forte solo militarmente è un gigante dai piedi d'argilla, destinato a crollare sotto il peso delle proprie contraddizioni. Un'Europa che si trasforma in un fabbricante di "porcospini d'acciaio" ha perso la sua anima, rinunciando al suo ruolo di faro di civiltà e progresso. La pace, la cooperazione, la solidarietà vengono sacrificate sull'altare della guerra, mentre l'orizzonte europeo si oscura sotto la cappa plumbea della militarizzazione. È ora di insorgere, di denunciare questo folle progetto, di lottare per un'Europa che investa nella vita, nella giustizia sociale e nella vera sicurezza umana, non nella mercificazione della morte e della distruzione.

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