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L'Inazione Colpevole: Il Governo Italiano Impreparato di Fronte ai Dazi USA e alle Insopportabili Ricadute Soc

2025-02-28 01:00

Pasquino

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L'Inazione Colpevole: Il Governo Italiano Impreparato di Fronte ai Dazi USA e alle Insopportabili Ricadute Sociali

È inaccettabile che di fronte a una minaccia economica e sociale di tale portata, che si conosceva da tempo, l'esecutivo non abbia un piano strategico.

di Pasquino, la voce del popolo contro il potere costituito

 

L'annuncio dei dazi del 25% imposti dagli Stati Uniti su specifici prodotti europei e anche italiani, lungi dall'essere un fulmine a ciel sereno, era un temporale annunciato. Eppure, il governo italiano sembra essersi fatto trovare impreparato, manifestando una preoccupante assenza di un piano strategico concreto per contrastare queste misure protezionistiche e, soprattutto, per attutirne le devastanti ripercussioni sociali. Questa inerzia, questa mancanza di visione, si configura come una colpa politica grave, le cui conseguenze si riverseranno pesantemente sulla vita di milioni di cittadini.

È inaccettabile che di fronte a una minaccia economica di tale portata, di cui si conosceva da tempo la volontà di imposizione, l'esecutivo non abbia predisposto un piano di emergenza robusto e articolato. Ci troviamo di fronte a una potenziale emorragia per il nostro export, un settore trainante dell'economia nazionale, e la risposta sembra essere limitata a timide dichiarazioni di circostanza, prive di azioni concrete e incisive. Questa latitanza programmatica tradisce una profonda sottovalutazione delle ricadute a catena che i dazi genereranno, soprattutto nel medio e lungo periodo, sul tessuto sociale del Paese.

Parliamo di conseguenze insopportabili, in primis sul fronte occupazionale. Il calo di competitività dei prodotti italiani sui mercati americani si tradurrà inevitabilmente in una contrazione della produzione e, di conseguenza, in tagli al personale nelle aziende esportatrici e nell'indotto. Settori strategici, già provati da anni di crisi, rischiano di essere ulteriormente destabilizzati, con un aumento della disoccupazione che andrà ad alimentare la già crescente disuguaglianza sociale. Quale strategia concreta è stata messa in campo per sostenere l'occupazione in questo scenario? Quali misure di riqualificazione e ricollocamento professionale sono state previste per i lavoratori che perderanno il posto di lavoro? Il silenzio assordante del governo su questi punti è inquietante e rivelatore della sua totale inadeguatezza.

Ma le ripercussioni non si limiteranno al solo ambito occupazionale. Il calo della produzione, unito alla perdita di reddito per migliaia di famiglie, si tradurrà in un inevitabile ridimensionamento del mercato interno. Invece di limitarsi a constatare passivamente questo declino, il governo avrebbe dovuto mettere in campo una politica economica attiva, mirata all'incremento salariale, per sostenere i consumi interni e compensare parzialmente il contraccolpo delle minori esportazioni. Un aumento generalizzato dei salari, magari attraverso una riforma strutturale del sistema fiscale dall'alto verso il basso, o attraverso incentivi diretti al sostegno di una contrattazione sindacale che aumentano le retribuzioni, avrebbe potuto rappresentare una risposta politica forte e lungimirante, in grado di mitigare gli effetti negativi dei dazi sul potere d'acquisto delle famiglie italiane e sulla domanda interna. Ancora una volta, però, assistiamo a un vuoto di proposte, a una mancanza di coraggio politico nel mettere in atto misure che vadano realmente a vantaggio dei cittadini.

E che dire della diversificazione dei mercati di esportazione? Di fronte alla chiusura, o quantomeno alla forte contrazione, del mercato americano, sarebbe stato fondamentale implementare una strategia aggressiva di espansione commerciale verso altri Paesi e aree geografiche. Ma anche su questo fronte, l'azione del governo appare totalmente assente. Anzi, a ben guardare, la nostra capacità di proiettarci verso mercati alternativi è stata negli anni scorsi minata da scelte politiche assurde, ossia "servili". La miopia politica che ha portato a ridurre o tagliare i rapporti economici e diplomatici con partner commerciali strategici come la Russia o la Cina, in ossequio a logiche geopolitiche atlantiche che spesso non coincidono con i nostri interessi nazionali, si rivela oggi in tutta la sua gravità. Queste decisioni, che hanno limitato le nostre opzioni di diversificazione commerciale, pesano come macigni sulla nostra capacità di reagire efficacemente ai dazi USA.

L'assenza di un piano governativo credibile per contrastare i dazi americani e le loro conseguenze sociali è una ferita aperta per l'Italia. Un'inazione colpevole che espone il Paese a rischi economici e sociali gravissimi. È urgente un cambio di rotta, che questo governo e neppure questa opposizione è in grado di fare, una presa di coscienza della gravità della situazione e l'adozione di misure concrete, coraggiose e lungimiranti. Non possiamo permetterci di subire passivamente le decisioni altrui, ma dobbiamo essere protagonisti attivi nel difendere gli interessi nazionali e il benessere dei cittadini italiani. L'ora dell'immobilismo è finita, è tempo di agire, prima che sia troppo tardi, servono lotte e mobilitazioni di piazza. 

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