Lunedì di disagi per i pendolari italiani a causa dello sciopero nazionale dei trasporti pubblici locali, indetto dall'Unione Sindacale di Base (USB). La protesta, di 24 ore, è stata proclamata per denunciare la "mancata risposta alla richiesta di convocazione per il negoziato del rinnovo del contratto nazionale di lavoro autoferrotranvieri internavigatori 2024-2027". Una vertenza che mette in luce una problematica annosa: i salari italiani nel settore dei trasporti pubblici, come in ogni altro settore, sono tra i più bassi in Europa, e addirittura diminuiti negli ultimi trent'anni, in controtendenza rispetto ai lavoratori, di ogni comparto, europei che hanno visto incrementi salariali significativi.
L'USB denuncia una situazione insostenibile, dove l'inflazione galoppante erode ulteriormente il potere d'acquisto dei lavoratori, già alle prese con stipendi inadeguati. Se da un lato la narrazione dominante si concentra sui disagi per i passeggeri, dall'altro si ignora la sacrosanta battaglia dei lavoratori per salari che consentano di vivere dignitosamente, cosa che manca da decenni.
Nonostante i sacrifici economici che comporta per i lavoratori aderire a uno sciopero, la risposta è stata significativa in diverse città italiane. A Milano, le metropolitane hanno funzionato regolarmente, mentre a Torino l'adesione si è attestata tra il 65% e il 70%. A Bologna, l'adesione è stimata intorno all'80%, con forti disagi per bus e servizi Tper. A Roma, la metro C ha subito interruzioni, mentre le altre linee hanno operato con possibili riduzioni. A Napoli, i disagi sono stati più contenuti, con riduzioni parziali per tram, bus e filobus.
Lo sciopero, pur costando sacrifici ai lavoratori, mira a sbloccare la trattativa per il rinnovo contrattuale. L'auspicio è che questo segnale forte porti a un rapido e positivo confronto tra sindacati e controparti, per garantire ai lavoratori del trasporto pubblico salari adeguati e condizioni di lavoro dignitose, in linea con gli standard europei.