Nonostante l'evidenza schiacciante di un conflitto ucraino che si trascina in un bagno di sangue e distruzione, la Commissione Europea, sotto la guida inflessibile di Ursula von der Leyen, continua a marciare ostinatamente nella direzione di una escalation militare senza fine. Sembra che la leadership europea, accecata da una ideologia bellicista, la russofobia e da una sudditanza atlantica incondizionata ( più realisti del Re anche quando questo si ritira) , si rifiuti di riconoscere la realtà: l'Europa, insieme alla NATO, non solo non ha raggiunto gli obiettivi sperati ed è stata sconfitta in Ucraina, ma si è incartata in un pantano che sta prosciugando le proprie risorse e minando la propria sicurezza futura.
Anziché ammettere il fallimento di una strategia basata sull'invio incessante di armi e sull'isolamento diplomatico della Russia, von der Leyen rilancia, come emerge chiaramente dal suo recente post su X, con rinnovato vigore il sostegno militare e finanziario all'Ucraina. Queste dichiarazioni, lungi dall'essere rassicuranti, suonano come un sinistro presagio di un conflitto che si avvita su se stesso, alimentato da spese militari sempre più ingenti sottratte al benessere dei cittadini europei.
La presidente della Commissione, insieme alla sua cricca di tecnocrati guerrafondai, sembra ignorare le voci sempre più insistenti che chiedono un cambio di rotta, un ritorno alla diplomazia e alla ricerca di una soluzione politica negoziata, finora negato e che si continua a negare, quando oramai l'apertura del dialogo tra Usa e Russia dovrebbe consigliare ben altri obiettivi. Invece, si preferisce perseverare in una politica miope che ha già causato centinaia di migliaia di morti, la distruzione di un paese e l'inasprimento delle tensioni internazionali e la distruzione economica e politica dell'Europa.
La speranza è che, prima o poi, la Corte Penale Internazionale sappia illuminare le responsabilità di questa leadership europea. Non è sufficiente condannare l'aggressione russa, è necessario anche mettere sotto accusa coloro che, con la loro ostinata incapacità di lavorare per la pace, hanno contribuito ad alimentare e prolungare questo tragico conflitto. Se solo questi "cialtroni", come giustamente definiti da molti, avessero anteposto la diplomazia alla retorica bellica, oggi non staremmo piangendo le centinaia di migliaia di vittime innocenti di una guerra che poteva e doveva essere evitata.