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La democrazia a parole: quando il dissenso diventa il nemico da abbattere.

2025-02-24 01:00

Marco Nesci

politica interna,

La democrazia a parole: quando il dissenso diventa il nemico da abbattere.

La verità è che, sempre più spesso, la presunta democrazia si rivela un sistema a senso unico, tollerante solo verso chi si allinea al pensiero dominante.

 

Viviamo in un’epoca in cui la parola "democrazia" risuona costantemente nel discorso pubblico. Ci viene ripetuto incessantemente che viviamo in sistemi democratici avanzati, dove la stampa è libera, le elezioni sono regolari, la libertà di espressione e pensiero è inviolabile e il diritto di manifestare è garantito. Questi principi, enunciati con enfasi, dipingono un quadro idilliaco di società aperte e pluraliste. Ma cosa accade quando ci allontaniamo dalla retorica e osserviamo la realtà dei fatti?

La verità è che, sempre più spesso, la presunta democrazia si rivela un sistema a senso unico, tollerante solo verso chi si allinea al pensiero dominante. Se osi mettere in discussione le narrazioni ufficiali, se esprimi perplessità o proponi interpretazioni alternative, ti ritrovi rapidamente etichettato come nemico, un deviante da ostracizzare.

Prendiamo alcuni esempi concreti. La campagna vaccinale degli ultimi anni è stata accompagnata da un’intensa pressione sociale e mediatica. Chi ha sollevato dubbi sulla reale efficacia immunizzante di certi farmaci, pur senza essere contrario ai vaccini in generale, è stato immediatamente bollato come "novax". Un termine dispregiativo che non ammette sfumature e che annulla ogni possibilità di dialogo o confronto scientifico. Non importa se le tue perplessità si basano su dati o studi alternativi, l'etichetta di "novax" ti marchia come irresponsabile e pericoloso per la società.

Allo stesso modo, analizziamo il conflitto in Ucraina. Chiunque osi suggerire che la NATO e l'Unione Europea e gli USA abbiano avuto un ruolo nel precipitare la situazione, o che gli interessi in gioco siano più complessi della semplice aggressione russa, viene immediatamente tacciato di essere "putiniano". Questo avviene anche se la tua posizione politica è anni luce distante da quella di Putin e se condanni l'invasione russa. Esprimere una visione geopolitica diversa da quella mainstream significa essere automaticamente schierati con l'aggressore, senza spazio per analisi più articolate e addirittura corri il rischio di finire in liste di proscrizione. 

Se, consideriamo la tragedia di Gaza, siamo all'apoteosi del falso e dellla sfrontatezza. Denunciare le azioni militari israeliane come un genocidio, in riferimento al diritto internazionale e alle testimonianze sul campo, ti espone all'accusa infamante di antisemitismo e di sostegno al terrorismo di Hamas. Questo accade anche se sei visceralmente contrario al terrorismo e consapevole che le popolazioni arabe sono anch'esse di origine semita. In questo caso, la critica al sionismo, che è un movimento politico specifico e non una categoria etnica, viene deliberatamente confusa con l'odio verso gli ebrei, chiudendo di fatto ogni dibattito sulla questione palestinese.

In tutti questi esempi, emerge una immagine ripetitiva inquietante: la democrazia sembra esistere solo per chi la pensa in un certo modo. La libertà di espressione è validata unicamente se si esprime un pensiero conforme al potere e al pensiero unico dominante. Se ti discosti, se critichi, se proponi alternative, vieni immediatamente marginalizzato, demonizzato e silenziato attraverso etichette infamanti e indicato come nemico. 

Anche il diritto di manifestare, un altro pilastro delle democrazie, è sempre più eroso. Le piazze, che dovrebbero essere luoghi di libero confronto e dissenso, sono spesso teatro di repressione poliziesca. Le immagini di manifestanti manganellati e caricati dalle forze dell'ordine sono diventate tristemente familiari. E con l'introduzione di nuovi decreti sulla sicurezza, il diritto di manifestare pacificamente viene ulteriormente limitato, con il rischio di arresti e sanzioni per chi osa esprimere il proprio dissenso in pubblico.

La conclusione amara è che la democrazia, così come ci viene presentata, sembra essere una facciata. Ci viene fatto credere di vivere in un sistema libero e aperto, ma solo a condizione di adeguarci e obbedire al potere costituito. La vera democrazia, quella che dovrebbe accogliere e valorizzare la pluralità di voci e il confronto aperto di idee, appare sempre più distante, soffocata da un conformismo strisciante e dalla paura di essere etichettati come nemici per aver osato pensare diversamente. È tempo di riscoprire il vero significato della democrazia, quella che non si limita alle parole, ma si concretizza nella reale tolleranza del dissenso e nella garanzia effettiva della libertà di pensiero per tutti, anche per chi non si allinea al pensiero dominante.

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