Nonostante le dichiarazioni di tregua, il governo Netanyahu continua imperterrito nella sua opera criminale, intensificando le incursioni militari e le azioni repressive nei territori palestinesi occupati. Le forze israeliane, in barba a qualsiasi accordo, hanno effettuato durante la notte numerose incursioni in Cisgiordania, come riportato dall'agenzia Wafa e da altri media palestinesi. Questi raid non hanno risparmiato i campi profughi, luoghi già di per sé vulnerabili e sovraffollati, trasformando la vita dei palestinesi in un incubo senza fine.
Testimonianze locali parlano di feriti e arresti indiscriminati. Tra le vittime delle violenze israeliane, si segnala l'arresto di un palestinese nella zona di Masafer Yatta, colpevole solo di aver tentato di difendersi dall'aggressione di coloni israeliani. Questo episodio evidenzia la totale impunità di cui godono i coloni e la sistematica oppressione subita dalla popolazione palestinese.
La resistenza palestinese non è rimasta inerme di fronte a questa escalation di violenza. Le Brigate dei Martiri di Al-Aqsa hanno rivendicato azioni di contrasto all'assalto israeliano al campo profughi di Askar a Nablus, dichiarando di aver inflitto feriti tra i soldati nemici tramite l'esplosione di ordigni.
Questi eventi drammatici confermano, ancora una volta, la volontà di Netanyahu di proseguire nella sua politica di pulizia etnica, ignorando le tregue e calpestando i diritti fondamentali del popolo palestinese. La comunità internazionale non può restare in silenzio di fronte a tale barbarie.