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Valditara, il revisionismo storico dal sapore del ventennio

2025-02-14 01:00

Redazionale

politica interna,

Valditara, il revisionismo storico dal sapore del ventennio

Si mira a riscrivere la storia dell'istruzione italiana, denigrando le conquiste del passato e promuovendo una visione educativa aziendalista e antidemocratica.

La redazione prendendo spunto da un artico di Federico Giusti e Emiliano Gentili sull'Antidiplomatico, ha elaborato un giudizio assai severo.

L'articolo critica aspramente le politiche scolastiche del Ministro Valditara, percepite come un ritorno ideologico al Ventennio fascista e al modello gentiliano, in una versione moderna e aggiornata, definita "Gentiliano 4.0". Si denuncia un pericoloso revisionismo storico che mira a riscrivere la storia dell'istruzione italiana, denigrando le conquiste del passato e promuovendo una visione educativa aziendalista e antidemocratica.

L'analisi evidenzia come le riforme in atto non si limitino a modifiche curricolari, ma rappresentino un cambiamento radicale di paradigma. L'attenzione si sposta dalla democratizzazione dell'istruzione, dalla riduzione delle disuguaglianze territoriali e dalla partecipazione studentesca e genitoriale, verso un modello incentrato sull'aziendalizzazione. Questo si traduce in un forte accento sulle materie STEM, sull'alternanza scuola-lavoro, sulla certificazione delle competenze e su valutazioni standardizzate, con la creazione di "poli di efficienza" che inevitabilmente generano dislivelli tra istituti.

Il governo attuale, secondo l'articolo, adotta una narrazione esplicitamente antidemocratica, utilizzando concetti come "patria" e "dovere" che richiamano problematiche interpretazioni retrograde e nazionaliste. Si critica l'approccio nozionistico e acritico, funzionale a una visione nazionalista e colonialista della storia e a un'impostazione imprenditoriale delle discipline scientifiche, a scapito degli spazi per l'elaborazione libera e creativa.

Viene inoltre contestata la visione del Ministro Valditara sull'educazione civica, orientata all'incentivazione dello "spirito di imprenditorialità" e alla centralità della proprietà privata, con una concezione individualista della società. Queste politiche, si argomenta, portano a conseguenze negative come l'aumento dell'abbandono scolastico e universitario, l'incremento dei costi per le famiglie, e un progressivo definanziamento della scuola pubblica a vantaggio del privato, accentuato dalla politica dei bonus e dalla prevista riduzione dell'ultimo anno delle scuole tecnico-professionali. Parallelamente, si assiste a una perdita di importanza e rispettabilità sociale della figura docente, in un contesto scolastico sempre più burocratizzato e aziendalizzato.

L'articolo conclude denunciando la deriva valutativa e mercatistica dell'istruzione, in cui ogni approccio egualitario e democratico è considerato un limite. Dietro queste riforme si intravedono obiettivi di aumento della produttività del lavoro e di creazione di un collante ideologico funzionale a politiche belliche e di adesione alla NATO, con una preoccupante riabilitazione di un passato fascista e nazista.

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