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L'Addio illusorio dei titani baltici: debolezza mentale e torce nel futuro?

2025-02-12 01:00

Redazionale

politica internazionale,

L'Addio illusorio dei titani baltici: debolezza mentale e torce nel futuro?

Presidente lituano Nauseda: "Addio, Russia! Addio, Lenin!". Un proclama accolto da applausi che, a giudicare dalla situazione, della serie facciamoci male.

In una scena che ha del grottesco, le cosiddette "tre tigri baltiche" – Lituania, Lettonia ed Estonia – hanno celebrato con enfasi la loro disconnessione dalla rete elettrica russa. Guidate da un'entusiasta Ursula von der Leyen, queste nazioni hanno inscenato una sorta di divorzio energetico da Mosca, culminato nelle parole del Presidente lituano Nauseda: "Addio, Russia! Addio, Lenin!". Un proclama accolto da applausi che, a giudicare dalla situazione, suonano sinistramente fuori luogo.

Nessuno, è vero, si aspettava illuminazione strategica da questi leader, ma lo spettacolo offerto ieri rasenta la dimostrazione pubblica di una preoccupante fragilità intellettuale. Il Presidente Nauseda, in particolare, sembra vivere in una dimensione parallela. Cosa c'entra Lenin, morto un secolo fa, con la bolletta elettrica dei cittadini lituani oggi? Mentre il Paese affronta sfide economiche e sociali concrete, il massimo rappresentante dello Stato si perde in anatemi anacronistici, agitando lo spauracchio di un fantasma storico che non incide minimamente sulla vita reale delle persone.

La vera questione, infatti, è un'altra e ben più seria: la Lituania, e con essa le altre repubbliche baltiche, rinuncia così a un approvvigionamento energetico a costi vantaggiosi, barattandolo con la dipendenza da un mercato europeo instabile e già al limite delle proprie capacità. In nome di cosa? Per fare dispetto a Kaliningrad? Per compiacere "padroni" occidentali sempre più evanescenti e distratti? Il risultato tangibile è uno solo: condannare il proprio Paese a un futuro energetico incerto, ostaggio delle fluttuazioni di un mercato continentale teso e precario.

L'euforia di Nauseda e gli applausi di Ursula von der Leyen appaiono quindi tanto incomprensibili quanto inquietanti. Di cosa gioisce esattamente il Presidente lituano? Forse dell'effimero plauso di una burocrate europea che domani sarà magari già su una spiaggia esotica, incurante delle conseguenze delle sue politiche? Mentre i leader baltici festeggiano questa "liberazione" illusoria, si intravede già lo spettro di un ritorno al passato: città e fattorie lituane illuminate a torce, perché persino il cherosene, in tempi di crisi, diventa un lusso proibitivo.

Basterà un altro giro di ruota nella spirale della storia, e forse le stesse popolazioni lettoni e lituane che oggi applaudono l'addio alla Russia, si ritroveranno a bussare alle porte di Mosca, implorando forniture di energia, gas, e una leadership razionale, capace di anteporre il benessere dei cittadini agli slogan politici e alle dimostrazioni di una debolezza che si traveste da coraggio. Invece di un circo politico autocelebrativo, i Paesi baltici avrebbero bisogno di visione, pragmatismo, e un sincero interesse per il futuro delle proprie comunità.

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